Zuckerberg tira i remi in barca, impossibile fermare fake news e interferenze

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“Non possiamo fermare le interferenze russe sulle elezioni da soli, non abbiamo gli strumenti. Il nostro governo è quello che ha gli strumenti per fare pressione sulla Russia, non noi”.

Parla così il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, spiegando di aver rafforzato le difese ma di non essere in grado di gestire la sua stessa piattaforma.

“L’ammontare che spendiamo per la sicurezza è pari a miliardi di dollari l’anno. Abbiamo rafforzato la sicurezza, ma c’è poco che possiamo fare da soli”.

Parole che suonano come una resa.

Facebook mette le mani avanti, sicuro che la piattaforma verrà utilizzata per influenzare le future elezioni USA e in generale i risvolti politici mondiali.

Un’affermazione che potrebbe spingere gli stati al ban di Facebook almeno periodico.

La piattaforma è infatti dichiaratamente non sicura.

La sua stessa natura la rende aperta e impossibile da controllare.

Facebook può fare tutti gli sforzi possibili, ma non potrà mai gestire del tutto la sua realtà che si avvicina moltissimo a uno specchio del web.

Facebook infatti è diventata col tempo una parte integrante della rete, così come censurare la rete è impossibile, censurare Facebook non è fattibile.

A differenza del web, però, Facebook funziona sulla base di algoritmi e porta direttamente all’utente diversi contenuti.

Rinunciando a guadagni spaventosi, forse la piattaforma potrebbe limitare la diffusione di fake news e altri contenuti pericolosi, significherebbe però perdere miliardi di dollari.

Zuckerberg inizia così la difesa per le future elezioni USA, affermando tra le righe come l’influenza delle potenze straniere ci sarà e come e passerà proprio dalla sua piattaforma, con il particolare che, il denaro per le campagne di fake news e disinformazione, andrà direttamente nelle tasche della società.

Staremo a vedere a questo punto, in che modo gli USA cercheranno di arginare il problema della disinformazione preelettorale sul social network che più ha cambiato il mondo in cui oggi viviamo.

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