Iliad passa alle maniere forti e cita in giudizio Vodafone chiedendo un risarcimento di 500 milioni di euro.
L’azione legale contro Vodafone è intrapresa presso il Tribunale Civile di Milano a fine luglio.
Secondo Iliad, Vodafone avrebbe sabotato la compagnia attraverso dei ritardi premeditati nella ‘Mobile Number Portability’.
In poche parole, Vodafone avrebbe cercato di ritardare e impedire il passaggio in portabilità da Vodafone a Iliad.
Inoltre, la società avrebbe diffuso pubblicità e promozioni poco chiare direttamente via sms e chiamate a utenti che avevano richiesto il passaggio da Vodafone a Iliad.
Sarebbe proprio Vodafone la compagnia più colpita dalla rivoluzione portata da Iliad, cosa che spiegherebbe eventuali comportamenti di questo genere.
In particolare vengono citate le così dette offerte “winback”, pratiche studiate ad hoc per riconquistare i clienti perduti.
Il sabotaggio da parte di Vodafone sarebbe stato secondo Iliad voluto e studiato per spingere gli utenti a tornare subito alla loro compagnia, grazie anche alle offerte winback studiate appositamente per combattere Iliad.
Questi ritardi e disservizi avrebbero causato un danno economico a Iliad, oltre a un grave calo di immagine, dal momento che i problemi sono stati spesso imputati alla società francese.
Da qui nasce la causa, oltre alla richiesta di 500 milioni di euro che potrebbero rivelarsi una duro colpo per Vodafone.
Vodafone non tarda a rispondere:
Questa “è una iniziativa totalmente strumentale nel merito e priva di ogni fondamento. Siamo sereni sulla correttezza del nostro operato che difenderemo nelle sedi opportune”, commenta la società.
A questo punto la cosa andrà nelle mani della legge e solo i giudici saranno in grado di valutare eventuali irregolarità.
Quello che è certo è come lo scontro e la lotta per conquistare utenti mobile, si sia fatta ogni mese sempre più dura, arrivando a una vera e propria guerra che vedere le varie società schierate contro Iliad, la compagnia che ha abbassato i prezzi e cambiato il mercato italiano.
